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Dott. Danilo Centrella | Specialista in Urologia e Andrologia

Patologie

Tumore della prostata

 

La prostata è una ghiandola posta sotto la vescica, davanti al retto e attraversata dal canale deputato al trasporto dell’urina (uretra) . E’ presente solo nel maschio e ha l’importante funzione di immagazzinare e produrre liquido seminale, determinante per la fecondazione, tramite l’eiaculazione

Il tumore prostatico interessa il tessuto della ghiandola , determinando una crescita incontrollata delle cellule.

E’ uno dei tumori piu’ comuni nell’uomo ed il rischio di ammalarsi è direttamente correlato all’eta’.

Il cinquantenne ha il 25% di possibilita’ di ammalarsi di tumore prostatico ma questa percentuale supera il 50% nell’ottantenne.

Una errata convinzione descrive l’ingrossamento fisiologico della prostata come la causa del tumore. La prostata infatti può infatti avere una proliferazione delle cellule  del tutto benigna e, anche in caso di presenza di cellule maligne, la crescita può essere così lenta da non influenzare la vita del paziente.

La crescita della malattia è generalmente molto lenta e senza diffusione all’esterno della ghiandola ma, in alcune forme aggressive, le cellule diffondono rapidamente all’esterno dell’organo e interessando altri tessuti.

L'incidenza, cioè il numero di nuovi casi registrati nel mondo, è raddoppiata  negli ultimi 10 anni. Cio’ a causa dell’aumento dell'età media della popolazione e all'introduzione dell'esame del PSA e delle visita urologiche.

Grazie al progresso scientifico invece, la mortalità è in costante riduzione: la diagnosi precoce, l’avvento dei marcatori ematici come il PSA e le tecniche chirurgiche innovative hanno permesso una alta percentuale di guarigione dei pazienti e una ottima qualita’ di vita.

 

Perche’ ci si ammala di tumore prostatico?

 

Le cause di questa neoplasia non sono ancora del tutto chiare ma possono essere evidenziati alcuni fattori di rischio:

età: l’eta’ è il principale fattore di rischio. Il tumore è estremamente raro prima dei 45 anni e molto frequente dopo gli 80 anni. Viene quindi raggiunto il picco di incidenza ai 65 anni.

razza: gli uomini di afro americana hanno una maggiore incidenza rispetto ai bianchi. Una bassa incidenza è invece presente nella popolazione orientale

presenza in famiglia di altri casi il rischio per un uomo aumenta nel caso in cui il padre o un fratello abbiano una storia clinica di tumore della prostata.

Dieta: la dieta ricca di grassi animali e l’obesita’ è associata ad aumentato rischio di incidenza di malattia tumorale

Fattori genetici e ormonali: le mutazioni di alcuni geni come BRCA1 e BRCA2 o HPC1 e alti livelli di testosterone possono aumentare il rischio tumorale

 

La dieta puo’ prevenire il Tumore?

 

Numerose sono le norme dietetiche per la prevenzione del tumore. In particolare un corretto controllo del peso corporeo e la limitazione di cibi grassi, soprattutto di quelli saturi (carni grasse  e formaggi) sono il punto cardine nella prevenzione del tumore prostatico.

 

Si può fare diagnosi precoce?

 

Una diagnosi precoce può essere effettuata attraverso la misurazione del PSA (PROSTATIC SPECIFIC ANTIGEN), una specifica proteina circolante nel sangue che, con una semplice analisi da effettuare regolarmente dopo i 50 anni di età, permette di valutare precocemente la  malattia tumorale . E’ importante sottolineare che il PSA non è specifico per il tumore. Il suo incremento infatti avviene in prostate di aumentate dimensioni, infiammate o per una malattia tumorale. Il suo incremento indirizzera’ pero’ alla visita specialistica, permettendo una corretta diagnosi.

 

Come viene fatta la Diagnosi

 

 Gli esami diagnostici piu’ comuni sono:

 

Esplorazione Rettale 

Circa il 70% dei tumori si sviluppano vicino alla parte esterna della prostata , anteriormente al retto. Per tale motivo è importante l’esplorazione rettale. Il medico, con un guanto lubrificato, valuta le dimensioni, la consistenza e la presenza di eventuali aree nodulari che possano orientare verso al diagnosi tumorale.

 

Esame del PSA (Antigene Prostatico Specifico)

Consiste in un prelievo di sangue  venoso  per valutare i livelli della glicoproteina specifica  prodotta dalla ghiandola prostatica che serve a  attivare  il liquido seminale. Livelli elevati di PSA o livelli crescenti nel tempo potrebbero indicare una prostatite, un’ipertrofia prostatica o un tumore della prostata.

 

Biopsia 

L'unico esame in grado di diagnosticare  la presenza di cellule tumorali nella prostata è la biopsia. La risonanza magnetica multiparametrica è diventata fondamentale per una maggior sensibilita’ della tecnica  bioptica,  che viene eseguita in anestesia locale, ambulatorialmente o in day hospital, e dura circa 15 minuti. Grazie alla guida della sonda ecografica inserita nel retto viene ricostruita l’immagine ecografica e fusa con quella della risonanza magnetica, permettendo la precisa visione delle zone maggiormente a rischio di malattia. In seguito vengono  effettuati, con un ago speciale, circa 12 prelievi per via trans-rettale o per via trans-perineale (la regione compresa tra retto e scroto) che sono poi analizzati dal patologo al microscopio per a valutazione delle cellule e dei tessuti.

 

Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) 

La TAC è per lo più utile per valutare gli organi addominali. Non è un esame specifico della prostata ma assume importanza  nella stadiazione di possibili metastasi linfonodali, addominali o osee.

 

Risonanza Magnetica Nucleare Multiparametrica  (RMN) 

La Risonanza Magnetica non richiede l’impiego di radiazioni. Ad oggi viene utilizzata per la stadiazione locale della malattia e per valutare il superamento del tumore dalla capsula prostatica. E’ estremamente utile per guidare le biopsie prostatiche in un prelievo mirato

 

Scintigrafia ossea

valuta la diffusione del tumore alle ossa. Indicata nel sospetto di metastasi e nel dubbio di tumore avanzato

 

PET con colina 

È una moderna metodica che utilizza un radiofarmaco specifico ed utilizzata nel caso di incremento del PSA dopo trattamento chirurgico.

 

Come si cura il tumore prostatico?

 

L’analisi del tessuto prostatico tumorale consente di assegnare alle cellule una classificazione di aggressività attraverso la scala di Gleason (dal grado 1 al grado 5) che differenzia l’aspetto delle ghiandole tumorali rispetto a quelle sane.

Maggiore sarà la differenza delle ghiandole tumorali da quelle sane e maggiore sarà il grado di Gleason e quindi l’aggressività.

I tumori con Gleason inferiore o uguale a 6 sono considerati di basso grado e aggressività.

I tumori con Gleason 7 sono di grado intermedio e quelli tra 8 e 10 sono considerati di alta aggressivita’ con maggior rischio di diffusione metastatica.

Recentemente è stato introdotto il sistema ISUP che stratifica la neoplasia prostatica in cinque gradi di  potenziale maligno e aggressività.

 

Lo stadio della malattia viene definito con il sistema TNM:

T: tumore

N: interessamento dei linfonodi (N: 0 se non intaccati, 1 se intaccati)

M: metastasi (M: 0 se assenti, 1 se presenti).

Dal punto di vista clinico e anatomo patologico quindi, il tumore prostatico viene classificato in tre diverse classi di rischio: basso, intermedio e alto.

Il tumore a  basso rischio (la malattia che difficilmente si diffondera’) puo’ essere trattato con il monitoraggio ed il successivo trattamento se evoluzione della patologia ( vigile attesa / sorveglianza attiva).

 

Gli approcci terapeutici per il tumore  della prostata variano quindi dal monitoraggio e  sorveglianza attiva nel tumore di basso stadio, dalla radioterapia  o intervento di asportazione della prostata (prostatectomia radicale), alla terapia con soppressione ormonale e alla chemioterapia.

Il tipo di trattamento scelto dipende  dall’estensione  del tumore, la possibile  diffusione extra-prostatica, l’età, lo stato generale del paziente e la sua personale scelta.

 

Terapia chirurgica – la prostatectomia radicale


È il trattamento piu’ utilizzato  per il tumore prostatico e considerato il “gold standard” nella cura della malattia confinata alla prostata.

L’esperienza del chirurgo e il miglioramento tecnologico (laparoscopia e robotica) attuato negli ultimi anni hanno permetto una grande diffusione delle tecniche mini invasive per  asportare la prostata (prostatectomia radicale) risparmiando in maniera completa  i muscoli e i nervi che controllano la funzione sessuale e la minzione.

Cio’ permette dei notevoli vantaggi in termini di recupero della qualita’ di vita, di perdite ematiche, di dolore post operatorio e inestetismi estetici. La tecnica mini invasiva, pur mantenendo le stesse garanzie nella cura del tumore quindi , offre dei notevoli vantaggi al paziente e ha completamente sostituito la tecnica tradizionale con incisione dell’addome , anche in casi di malattia tumorale diffusa.

 

Radioterapia


La Radioterapia consiste nel trattamento con raggi X per eliminare  le cellule neoplastiche, che sono sensibili agli effetti dannosi delle radiazioni.
La radioterapia viene comunemente utilizzata come trattamento di prima scelta al posto della chirurgia o dopo l’intervento chirurgico (radioterapia post-operatoria) per trattare l’area in cui era presente la prostata e ridurre il rischio di recidive di malattia. Possono essere contestualmente trattate le stazioni linfonodali colpite dalla malattia ( linfonodi iliaci otturatori)

 

Terapia ormonale


L’ormonoterapia riduce la produzione dell’ormone sessuale maschile  (testosterone), responsabile  della crescita del tumore prostatico. Rappresenta un’opzione nei casi di cancro prostatico avanzato, da sola o in associazione con altre terapie. Viene utilizzato un farmaco che blocca da produzione di testosterone tramite l’inibizione competitiva dell’ipotalamo e ipofisi e del testicolo. E’ quindi importante dosare accuratamente gli ormoni maschili durante il trattamento. La terapia ormono ablativa presenta degli effetti collaterali soprattutto se prolungata nel tempo: vampate di calore, sudorazioni notturne, incremento di rischio di coagulopatie, deficit del metabolismo osseo, aumento di peso e riduzione del tono dell’umore. La terapia ormonale deve essere sempre prescritta dallo specialista urologo e oncologo e monitorata frequentemente.

 

Chemioterapia
Nei pazienti che sviluppano resistenza ad un trattamento ormonale può essere indicato un trattamento chemioterapico. Sono disponibili attualmente nuove generazioni di trattamenti ormonali e chemioterapici da utilizzare quando la malattia assume le caratteristiche di resistenza alla terapia ormonale.

 

Vigile osservazione e sorveglianza attiva
La vigile attesa - che consiste nel monitoraggio del paziente con la valutazione periodica del PSA per un eventuale trattamento in caso di progressione di malattia.

La  sorveglianza attiva (monitoraggio del paziente con PSA e biopsie ripetute) invece viene proposta al paziente con una malattia di basso grado e basso stadio , con l’intento curativo se progressione locale o istologica.